I Polacchi a Montecastello

10 Maggio 1944

Una mattina come tante.
Io che riconduco le mucche nella stalla. Mio padre nella stalla che rigoverna. Mamma prepara la colazione per i falciatori, arrivati dal paese.
Quando…
D'improvviso squilla festosa la campanella della chiesa di Montecastello.
Per noi una novità in assoluto.
Mamma dalla finestra: P'ppì, sòn' a kèmpan' du kèshtèll'. (Peppino suona la campana del Castello)
Zio Luigi dalla concimaia: - L'cì, L'cì!… a kèmpan' du kèshtèll' (Lucia, Lucia… la campana del Castello)
E zia Lucia da 'ngopp' u kièngat' : - Sarà kakk' k'mpègni(je) k' shta pèssann'… (Da sopra la scalinata di accesso alla masseria: - Sarà qualche compagnia di pellegrini di passaggio.)

Nelle altre masserie analoghi discorsi con tanta voglia di sapere.
E noi bambini, festosi:
- Uè jè fesht' (Oggi è festa). Na scol' n'n ch' jèm' (A scuola non andiamo). - Piè, Frenchì, Mèrì, nu keshtell'
- Jèm' 'ngòpp' u kèshtèll'.
- 'Ngòpp' u kèshtèll' a ggènt' fa u' fum'.
(Piero, Francesco, Maria al Castello. Andiamo sopra a Monte Castello. Sopra al Castello la gente fa il fumo - è numerosa -.)

La 5° divisione Kresowa del II° corpo d'armata polacco stava rientrando sul fronte di Cassino. Avrebbe dovuto dare il cambio alla 78^ divisione sulla montagna dietro il Monastero di San Benedetto.
Traversando a kiè:n' du kèshtè:ll' lasciò la carreggiata e salì al Santuario.
La giornata era bella.
Il posto piaceva.
Il Generale Anders, con l'aiutante di campo, raggiunse Ripabottoni e chiese del Parroco.
Quando gli furono davanti: - Do you speak English?
- No. Però conosco chi lo parla bene.

Si affacciò alla finestra e chiamò il barbiere, perché desse una voce a 'Nd'ni:n' Vrión'.
'Nd'ni:n' si presentò in maniche di camicia.
Don leonardo: - Senti che vogliono. Parlano inglese.
Il Genarle Anders:
- I miei soldati aspettano che celebri una messa nella cappellina in cima alla collina, nei pressi della ferrovia.
- E' una parola! - disse Don Leonardo.
- E' un generale! - disse 'Nd'ni:n' - Io…
- Digli di si. Se tanto ci tiene. Però non ha detto perché.
- Non le sembra che prima di una battaglia faccia bene pregare?!
- Noi Polacchi siamo particolarmente devoti alla Madonna
. - Rispose Anders.

Caricarono sulla jeep il prete, Giuànn' u sakr'shtan' e 'Nd'ni:n' Vriòn' e partirono per Montecastello.
Dal bivio per Termoli videro il sacro Monte brulicare di gente.

Arrivati alla stradina che dalla carreggiata portava al Santuario, Don Leonardo e 'Nd'ni:n' rimasero sbalorditi, per le centinaia di automezzi allineati di qua e di là della strada.
Sul monte i soldati stavano aggroppatti alla cappella come le api al favo sospeso al ramo di un olmo.
Molti in ginocchio.
Tra i soldati c'erano i contadini di Torrezeppa, della Taverna, della stazione…
Parlavano con i militari a gesti.
Kòl' 'Nghikkill' si avvicino a don Leonardo e gli disse:
Kish't' so uòmm'n' d' fé:d'. (Questi sono uomini di fede).
Don Leonardo celebrò alla presenza della Madonna e della "DEVOTA".
Cornice maestosa: la marea dei soldati e i colori variopinti dei contadini.
La messa ebbe il momento più toccante all'Offertorio, quando un soldato intonò l'Ave Verum, trasfigurata espressione della speranza. All'ITE MISSA EST, scattarono tutti sull'attenti e intonarono un inno polacco.
E mentre cantavano, qualcuno piangeva.
Dopo la messa i soldati portarono in processione la Madonna e la "DEVOTA", fino alla strada nazionale, tra canti e preghiere.
Di quel giorno, ancora ricordo la Madonna sorridente sotto un ampio mantello "tessuto" con SOLDI-LIRE.
Pure la DEVOTA fu r'bb'la:t' di soldi.
Molti donarono alla Madonna la propria catenina d'oro.
- Non sembra un giorno di guerra - disse mamma alle amiche.
- Vergine bella di quindici stelle, fagli scudo con il tuo manto. - Pregò Merìggh'sèpp' du Ran' ad alta voce.
- A tutt' cuènt'! - ( A tutti quanti) risposero in coro i Ripesi.
- K'annè_fa? - (Che cosa devono fare?) chiesi ad Assunta.
- A guèrr' - (La guerra) mi rispose. Poi all'amica:
- K' bièll' 'ggiun'! (Che bei giovani)
E l'altra: - Un' kiù bell' d'll'atr' (Uno più bello dell'altro).

16 Maggio 1944

La rigogliosa primavera rivestiva i ras'lun' delle vigne di avena selvatica e i prati di papaveri rossi.
Gli alleati, inchiodati alle porte di Cassino dal mese di Ottobre, consideravano la caduta di Montecassino come la chiave di volta di tutto il sistema difensivo. Era arrivato il momento di sostituire le operazioni di pattugliamento, con rituali scambi notturni di esigui colpi di artiglieria, con la battaglia - La Terza! - la decisiva.
Era questione di vita o di morte, sfondare il fronte e raggiungere Roma.
" Un silenzio strano, col calare delle prime ombre serali, subentrò a Cassino in quel 17 Maggio 1944. Al fronte il silenzio è qualcosa di sinistro, di insopportabile…(Majdalany, La Battaglia…)
Poi all'improvviso, alle ventitré dello stesso giorno le artiglierie delle Armate Quinta e Ottava aprirono il fuoco (Jakson, La Battaglia di Roma)
Duemila colpi di cannone all'unisono, squarciarono le tenebre e per quaranta minuti una valanga di fuoco si abbatté sulle posizioni difensive tedesche.
L'aviazione effettuò un numero imprecisato di missioni.
Il 17 Maggio la 5° divisione Kresowa partì decisa all'attacco di Colle S.Angelo, Massa Albaneta, Monte Calvario e Montecassino. Per dieci ore si combatté aspramente con gravi perdite, sia per l'uno che per l'altro contendente.
E quando ad un certo momento sul Colle S.Angelo ai polacchi vennero meno le munizioni "questi nella foga della disperazione difesero le posizioni raggiunte con le pietre" (Groham, Cassino).
La mattina del 18 Maggio 1944, alle ore 10.45, sulle sacre macerie di Montecassino garrì al vento lo stendardo con l'aquila bianca dei polacchi. Nei prati: tappeti di papaveri rossi.
La sanguinosa battaglia per la conquista di Cassino s'era conclusa; la via per Roma era libera!
Ai polacchi era costata quasi 4000 morti.
Nel portafoglio dei soldati morti, di quelli appartenuti alla 5^ divisione Kresowa, trovarono un'immaginetta della Madonna di Montecastello.
"Non li ha salvati. Ma certo gli ha dato il coraggio e la forza di sacrificarsi per un ideale nobile: la libertà".

Mi ha detto Don Martino, monaco benedettino. Stavamo un passo dalla tomba del Generale Anders, che ha voluto essere sepolto tra i "suoi eroi" ai piedi della Quota 516.
…Attorno a noi lo spiazzo era coronato da una cornice di papaveri rossi. Come in quel lontano 18 Maggio 1944, quando lo spettacolo che si offriva allo sguardo dei crocerossini… era apocalittico.
"…I cadaveri dei soldati polacchi e tedeschi giacevano abbracciati in un'ultima stretta mortale….
…Tra i mozziconi d'alberi… lembi di uniforme, caschi alleati e tedeschi dispersi, fucili, mitragliatrici, bombe a mano, casse di munizioni… …del convento non restava più niente… nell'angolo che era rimasto in piedi, il tanfo dei morti tedeschi in decomposizione ristagnava" (Mordal, Cassino, 194 - 195)

Maggio 2000
Testo: Giuseppantonio Cristofaro
Fotografie e Programmazione HTML: Walter La Marca

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