Nelle altre masserie analoghi discorsi con tanta voglia di sapere.
E noi bambini, festosi:
- Uè jè fesht' (Oggi è festa). Na scol' n'n ch' jèm' (A scuola non andiamo).
- Piè, Frenchì, Mèrì, nu keshtell'
- Jèm' 'ngòpp' u kèshtèll'.
- 'Ngòpp' u kèshtèll' a ggènt' fa u' fum'.
(Piero, Francesco, Maria al Castello. Andiamo sopra a Monte Castello. Sopra al Castello la gente fa il fumo - è numerosa -.)
La 5° divisione Kresowa del II° corpo d'armata polacco stava rientrando sul fronte di Cassino. Avrebbe dovuto dare il cambio alla 78^ divisione sulla montagna dietro il Monastero di San Benedetto.
Traversando a kiè:n' du kèshtè:ll' lasciò la carreggiata e salì al Santuario.
La giornata era bella.
Il posto piaceva.
Il Generale Anders, con l'aiutante di campo, raggiunse Ripabottoni e chiese del Parroco.
Quando gli furono davanti: - Do you speak English?
- No. Però conosco chi lo parla bene.
Si affacciò alla finestra e chiamò il barbiere, perché desse una voce a 'Nd'ni:n' Vrión'.
'Nd'ni:n' si presentò in maniche di camicia.
Don leonardo: - Senti che vogliono. Parlano inglese.
Il Genarle Anders:
- I miei soldati aspettano che celebri una messa nella cappellina in cima alla collina, nei pressi della ferrovia.
- E' una parola! - disse Don Leonardo.
- E' un generale! - disse 'Nd'ni:n' - Io…
- Digli di si. Se tanto ci tiene. Però non ha detto perché.
- Non le sembra che prima di una battaglia faccia bene pregare?!
- Noi Polacchi siamo particolarmente devoti alla Madonna. - Rispose Anders.
Caricarono sulla jeep il prete, Giuànn' u sakr'shtan' e 'Nd'ni:n' Vriòn' e partirono per Montecastello.
Dal bivio per Termoli videro il sacro Monte brulicare di gente.
Arrivati alla stradina che dalla carreggiata portava al Santuario, Don Leonardo e 'Nd'ni:n' rimasero sbalorditi, per le centinaia di automezzi allineati di qua e di là della strada.
Sul monte i soldati stavano aggroppatti alla cappella come le api al favo sospeso al ramo di un olmo.
Molti in ginocchio.
Tra i soldati c'erano i contadini di Torrezeppa, della Taverna, della stazione…
Parlavano con i militari a gesti.
Kòl' 'Nghikkill' si avvicino a don Leonardo e gli disse:
Kish't' so uòmm'n' d' fé:d'. (Questi sono uomini di fede).
Don Leonardo celebrò alla presenza della Madonna e della "DEVOTA".
Cornice maestosa: la marea dei soldati e i colori variopinti dei contadini.
La messa ebbe il momento più toccante all'Offertorio, quando un soldato intonò l'Ave Verum, trasfigurata espressione della speranza.
All'ITE MISSA EST, scattarono tutti sull'attenti e intonarono un inno polacco.
E mentre cantavano, qualcuno piangeva.
Dopo la messa i soldati portarono in processione la Madonna e la "DEVOTA", fino alla strada nazionale, tra canti e preghiere.
Di quel giorno, ancora ricordo la Madonna sorridente sotto un ampio mantello "tessuto" con SOLDI-LIRE.
Pure la DEVOTA fu r'bb'la:t' di soldi.
Molti donarono alla Madonna la propria catenina d'oro.
- Non sembra un giorno di guerra - disse mamma alle amiche.
- Vergine bella di quindici stelle, fagli scudo con il tuo manto. - Pregò Merìggh'sèpp' du Ran' ad alta voce.
- A tutt' cuènt'! - ( A tutti quanti) risposero in coro i Ripesi.
- K'annè_fa? - (Che cosa devono fare?) chiesi ad Assunta.
- A guèrr' - (La guerra) mi rispose. Poi all'amica:
- K' bièll' 'ggiun'! (Che bei giovani)
E l'altra: - Un' kiù bell' d'll'atr' (Uno più bello dell'altro).
Maggio 2000
Testo: Giuseppantonio Cristofaro
Fotografie e Programmazione HTML: Walter La Marca