VISITIAMO RIPABOTTONI ATTRAVERSO UNA MOSTRA STORICA

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Entrando in una casa di Ripabottoni inevitabilmente l'occhio cade su particolari oggetti in rame, piatti e boccali in terracotta smaltati e allegramente dipinti a mano.
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Essi sono custoditi con cura perché, oltre ad essere decorativi, sono
testimonianza di una civiltà ormai quasi completamente scomparsa, ma il cui ricordo è ancora limpido nei cuori.
Nel mondo dei nostri nonni ogni cosa aveva un valore ed un costo elevato determinati dal sacrificio e dal lavoro materiale necessari per ottenerla.
Pensiamo ad esempio, a quanto duro lavoro occorreva per ottenere il più semplice degli alimenti: il pane.
Tutte le fasi della lavorazione, a partire dal grano, erano eseguite con la sola forza delle braccia e in parte con l'aiuto degli animali (buoi, asini, muli, cavalli).
Le massaie lavoravano l'impasto nella madia "a metarc".
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Lo facevano lievitare, vicino al tepore del camino, in un contenitore di legno "a secchie" e una volta data forma alle pagnotte esse venivano poste nelle "pagliole".
Il tutto era sempre ben coperto dai "msal", caratteristiche tovaglie a righe di solito bianche e nere, anch'essi realizzati pazientemente a mano con appositi telai.
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La vita povera portava paradossalmente ricchezza al paese.
Ripabottoni, ad esempio, aveva i mulini: quelli ad acqua dislocati lungo il corso dei torrenti e quelli nel paese azionati dagli animali che poi furono sostituiti dalla corrente elettrica agli inizi del 1900.
Vi erano anche diversi forni.
Abbiamo parlato del pane; esso, però, non veniva mangiato quotidianamente, era un lusso!
L'alimento più comune era la "pizza" di granone che veniva impastata sul "tavleriell" e cotta sulla "liscia" del focolare coperta dalla "copp"sulla quale si metteva la brace.

Il companatico solitamente era costituito dai "javlill"soffritti con un po' di lardo e il buon olio di oliva.
Nelle abitazioni tutto ruotava intorno al camino.
Il fuoco, ricavato principalmente da legnetti di recupero "i sc_capp", dava il calore necessario per bollire l'acqua per la minestra, per cuocere la polenta, i legumi, per fare il formaggio, ...e, intorno al camino la famiglia si riuniva in semicerchio
nelle fredde e buie serate invernali.

L'arredamento era semplice ed essenziale.
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Vi era il posto "u tnier"per il tino "a c'ttor"con cui si andava alla fontana a prendere l'acqua necessaria per bere e cucinare.
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Gli armadi di solito erano ricavati ponendo dei ripiani in un angolo oppure da squarci del muro.
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Il tavolo "a b'ffttell"e le sedie di solito erano di piccole dimensioni nelle case povere e, naturalmente, anch'esse costruite e impagliate a mano.
Le persone benestanti avevano mobili di fattura accurata,
potevano usufruire anche dei fornelli "i f'rnecèll"che funzionavano a carbone.
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Ultimo aggiornamento: 07 Dicembre 1998
Testi e impaginazione: Marialucia Carlone