Il lavoro della terra

Fino a trenta anni fa a Ripabottoni ogni attività era collegata all'occupazione principale: il lavoro della terra, la raccolta dei suoi frutti e la loro lavorazione.


In una grande stanza sono raccolti tanti arnesi che i nostri nonni utilizzavano per il loro lavoro.

Essi oggi hanno valore storico e culturale ma, per chi li ha usati, più grande è il valore affettivo e il ricordo della loro indiscutibile utilità.

Andiamo a cercare, tra gli altri, alcuni degli utensili adoperati per la coltivazione della vigna.

E' da notare che essi sono molto semplici e, quasi tutti, costruiti artigianalmente con materiali naturali.

Osserviamoli in particolare…

L'uva si raccoglie ad ottobre,
ma già dai primi tepori di febbraio, il vignaiolo si recava nella sua
piantagione per compiere la potatura.

Due arnesi dalla forma semplicissima: "i f'rcin pì barbetèll".
Esse si adoperavano a primavera per impiantare una nuova vigna o per ringiovanire quella esistente.
A sinistra, si vede quella in legno che serviva per praticare fori nel terreno di circa 40/60 cm.
A destra vi è una uguale, ma in ferro che ha alla punta una specie di forcina.
Ad essa venivano fissate le piantine di vite "i barbetèll" e poi inserite nel foro preparato in precedenza.

Due piccoli utensili che, a primavera o in estate, gli abili contadini usavano per fare diversi tipi di innesti.

"A pomp" è un contenitore che, messo in spalla come uno zaino, era usato per irrorare i pampini di solfato di rame sciolto in acqua.
Ha una leva per pompare e un tubo direzionato a mano da cui fuoriesce il liquido azzurro.

Questo simpatico arnese, anch'esso tinteggiato di azzurro è un soffietto: "u mand'cett".
Con esso si soffiava lo zolfo sui grappoli d'uva.

E' ottobre, finalmente tempo di vendemmia!

Per questo lavoro che sicuramente era il più piacevole, si adoperavano ceste fatte di canne o rami di salici "i seveche" (tra i contenitori "a césht " è la prima a sinistra).
Per trasportare l'uva alla cantina si usavano contenitori di legno "i t'nêcche", adatti ad essere caricati alla "vard", la sella degli animali da soma.

23 Ottobre 1999
Testo: Marialucia Carlone
HTML: Vittorio Sauro