Ha conferito la Medaglia di Bronzo al valor militare al tenente di complemento nel 14° Reggimento di Fanteria, Giovannitti Aristide, da Ripabottoni (Campobasso), Comandante di compagnia, sotto fuoco intenso di artiglieria nemica, dava bell'esempio di calma e coraggio ai suoi dipendenti nel disporre che essi rimanessero nei loro trinceramenti, esponendosi egli stesso, per ottenere ciò, a maggior pericolo e restando poi colpito a morte per lo scoppio di una granata avversaria.
Monte Sei Busi, 18 Luglio 1915.

Roma, addì 11 Novembre 1916

IL Ministro
Morrone

Aristide Giovannitti

Nell'attesa della Vittoria, nella febbre dell'entusiasmo, nella sublime vigoria della lotta suprema, è caduto Aristide Giovannitti! Giovane di una intelligenza e di una cultura senza pari, è nato a Ripabottoni.
Appena ventenne conseguì la laurea in giurisprudenza nell'Università di Napoli e non pago delle lodi sincere che si meritò la sua mirabile tesi, si volle iscrivere al corso si Filosofia ed avrebbe, quest'anno, ottenuto la seconda laurea se il piombo nemico non l'avesse ucciso.
Povero giovane egli no, non è sceso nel silenzio della tomba, ma è salito in un nimbo di luce dove il suo nome ha riflessi di gloria pel sacro eroismo che lo ha immolato. La morte lo ha santificato per le generazioni venture, per la superba tradizione d'Italia e per la gloria perenne del Molise.
Per la memoria Aristide Giovannitti, nella rinnovata Patria, non omelie e fiori, ma il marmo e il bronzo!…

(Da il Giovane Sannio - 1915)


I NOSTRI EROI

IL TENENTE Dott. ARISTIDE GIOVANNITTI

Fra la eletta schiera dei nostri molisani, che, con slancio veramente sovrumano, caddero per l'alto e santo ideale della grandezza e gloria della bella nostra Italia, rifulge maestosa la simpatica figura del giovane Tenente di Fanteria Dott. Aristide Giovannitti da Ripabottoni, figlio del Dott. Domenico e della distinta gentildonna larinese Giovannina Levante.
Laureatosi in giurisprudenza presso la R.Università di Napoli, sulla verde età di anni 21 compiuti, non pensò di esercitare la professione ma volle dedicarsi a studi più rigidi e profondi onde, sempre tenacemente fermo nei propositi, riuscì a superare con ottimi voti tutti gli esami delle varie discipline filosofiche in quella medesima Università.
Non gli rimaneva che l'esame di laurea per addottorarsi, quando alla vigilia, un ordine del Re lo richiamava fra i primi sotto le armi. Aveva pure conseguito la patente di Segret.Comunale, l'iscrizione all'Albo dei Procuratori di Napoli ed i suoi disegni non erano compiti, poiché altri allori cercava di cogliere sul campo delle scienze e delle lettere; aspirava, cioè ad una Cattedra di filosofia in qualche Università del Regno, ma i suoi sogni, purtroppo, non si effettuarono.
Autore forbito di moltissime poesie seppe trasfondere in esse tutta la nobiltà del suo animo gentile, e la sua vibrata e potente foga oratoria in vari comizi gli procurò il plauso e l'ammirazione di non poche celebri intellettualità forensi.
Fra i moltissimi scritti, che non ebbe tempo di pubblicare, meravigliosamente poderose sono due opere filosofiche:
La psicologia degli animali ed il Materialismo di Tertulliano, dove si mette in rilevo tutta la potenza della sua vasta cultura e la purezza incensurabile dello stile classico.
Richiamato, partì pieno di ardimentoso slancio patriottico, e la sua innata modestia e genialità non tardarono ad accattivargli la benevolenza dei superiori e l'adorazione dei suoi soldati, che trattava con una fratellanza eccessiva. Nelle sue affettuose lettere alla diletta famiglia, improntate ad uno spirito di santo eroismo, descriveva con semplici e ingegnose frasi la vita armoniosa del campo, i prodigi dei suoi ragazzi combattenti, omettendo di riferire gli indispensabili sacrifizi, anzi i minimi inconvenienti della guerra. I superiori, apprezzando in lui l'ingegno e l'indomito valore, gli avevano affidato il comando dell'intera Compagnia col grado di Capitano, ma solo pochi giorni provò la soddisfazione della ben meritata ricompensa, poiché, mentre nel 18 Luglio sulle aspre balze del Carso, dopo un terzo accanito contrattacco, incitava con parole ammirevoli i soldati alla vittoria, fu colpito da una scheggia di granata nemica in pieno petto, restando all'istante cadavere. E l'atto di fulgido eroismo, apparisce con evidenza dalla nota trasmessa al Comando del Deposito del suo Reggimento, ove si legge:
Il Tenente Dott. Aristide Giovannitti, dette prova di straordinario coraggio ed insolita calma davanti al sovrastante pericolo. Impassibile conduceva scientemente e diligentemente il suo reparto alla vittoria ed alla gloria.
Ed ora, colui che nel mondo intero con la voce e con gli scritti fece echeggiare l'alto grido di protesta, ottenendo così il trionfo dell'Innocenza del valoroso fratello Arturo, già spietatamente perseguitato a morte dai rapaci capitalisti americani, sorride giocondo il sorriso dei martiri della patria, e la sua cara visione aleggia superba nella mente dei suoi parenti ed ammiratori.

ONORE E GLORIA A LUI!
Oltremodo solenni riuscirono i funerali, cui prese parte indistintamente tutto il popolo ripese, e la unanime manifestazione di cordoglio fu di non lieve conforto alla desolata ed orgogliosa famiglia.
(Dall'Indipendente - N.10 - Larino, 15 Settembre 1915)


Nel riportare gli articoli dei giornali dell'epoca che resero gloria al nostro Aristide, possiamo solo aggiungere che Guerrino Cristofaro, figlioccio del fratello Arturo, ci ha raccontato che Aristide, quando fu richiamato, passò a salutare la sua famiglia e nell'abbracciare la madre disse: "Non ci rivedremo più". Era consapevole che non sarebbe tornato!
Da cosa nasceva questa consapevolezza? Dal fatto che, socialista e anarchico, era contrario alla guerra? Non sappiamo. Sappiamo solo quello che è scritto sui documenti ufficiali. Ciò gli rende ancor più merito.
Noi non crediamo che egli si sia esposto deliberatamente al fuoco austriaco per cercare la morte. Se non avesse voluto servire l'Italia avrebbe potuto raggiungere il fratello in America, avrebbe potuto, per le sue idee, disertare. Non l'ha fatto! E' morto, siamo certi, consapevole che la Patria, quando chiama, andava e va servita anche a costo della propria vita. Lui l'ha fatto!!!

Ripabottoni, 02 Luglio 2000

Walter

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