E' chiara la sottile amara ironia del giovane imputato.
Se il Procuratore Distrettuale non avesse la gretta mentalità commerciale che dimostra, comprenderebbe non solo l'attività dei missionari cristiani e americani, bensì anche l'opera di missionari che americani non sono e non diffondono la fede cristiana, ma comunque a favore dell'uomo. Insomma, non userebbe due pesi e due misure. L'interrogativo di fondo è grave: è questa l'idea che Attwill ha della giustizia? E' questo che s'intende per giustizia negli Stati Uniti? Se così è, ed è così, dai tribuni americani ci si può attendere solo ingiustizia.
Il Giovannitti non ha dubbi che si stia celebrando un processo politico camuffato da processo per crimine.
I giudici devono attenersi ai fatti, le idee non li riguardano; in realtà stanno giudicando idee, senza attenersi ai fatti.
Rimproveri che pochi anni più tardi saranno rivolti a un altro tribunale che stava processando Sacco e Vanzetti. Arturo mobiliterà allora l'opinione pubblica americana e mondiale con tutti i mezzi a disposizione, e nel '25 salì sulla tribuna dei testimoni a favore dei due connazionali, insieme con l'inseparabile compagno di lotte Ettor. Il noto risultato di quel processo dimostra quanto interessasse la giustizia e l'opinione pubblica ai giudici americani. Cinquant'anni dopo l'esecuzione il governo degli Stati Uniti ammise l'"errore" chiedendo scusa ai familiari di Sacco e Vanzetti.

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Nota n. 15 ad Appello all Giuria di Arturo Giovannitti
a cura di Corrado Paduano
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