ARTURO GIOVANNITTI


tratto dalle:

"NOTIZIE STORICHE SULLA COMUNITA' DI RIPABOTTONI"


di Giovanni Lepore

EDITRICE SAN MARCO - Trescore Balneario (Bergamo)

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Copyright 1997 -Editrice San Marco - Trescore Balneario (BG)


Nacque a Ripabottoni il 7 gennaio 1884 ARTURO GIOVANNITTI, una delle voci più appassionate in difesa dei diritti e della dignità degli emigrati italiani in America.
Avviato agli studi umanistici, egli si reca ancora adolescente nel Canada, dove trova accoglienza in una comunità protestante. Compiuti i corsi di teologia alla Mc Gill University di Montreal, viene inviato in missione come assistente pastore negli Stati Uniti. Nella nuova sede, colpito dalle tristi condizioni degli immigrati, aderisce al movimento sindacale rivoluzionario. Allo scoppio dello sciopero del 1912 a Lawrence, il sindacato lo invia sul posto con i suoi migliori organizzatori, tra i quali gli italiani Giuseppe Ettor, Carlo Tresca, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Funestato dallo scoppio di una carica di dinamite e dalla morte di una operaia italiana, lo sciopero che si disse 'del pane e della rosa' viene contrastato con dura reazione padronale. Il Giovannitti, con i compagni Ettor e Caruso, è processato a Salem per concorso in assassinio. Ed a Salem egli va incontro al momento più alto della sua vita.
Giovannitti ha l'eloquenza nel sangue. Dai classici ha appreso a renderla sobria e vigorosa e, come nell'antica Grecia e Roma, egli perora la causa di persona, scrivendo una mirabile pagina in cui gli avvenimenti di quei giorni di tumulti, i personaggi e le loro azioni, rivissuti sul filo di un'accorta analisi psicologica, sono drammatizzati con vigorosa efficacia.
L'avvenimento ebbe un'eco commossa in Europa e in tutto il mondo civile. In Italia si tennero comizi in ogni più piccolo centro. Nel paese natale, animato dall'avvocato Alberto Barbieri, operò un comitato per la difesa degli arrestati. Mussolini, allora esponente del Partito Socialista, parlò in difesa degli accusati in vibranti riunioni tenute in Emilia, in Romagna, in Puglia; scrisse articoli e presentò mozioni fino alla vigilia della sentenza assolutoria.
Dopo il processo, Giovannitti fu attivo nella propaganda contro l'intervento militare degli Stati Uniti nella prima guerra mondiale e, più tardi, si distinse quale esponente dell'antifascismo italo-americano. Si adoperò per salvare dalla sedia elettrica gli infelici Sacco e Vanzetti e percorse in lungo e in largo gli Stati Uniti chiedendo giustizia per Carlo Tresca, ucciso in un agguato a New York nel 1943.
Direttore di giornali e riviste, il Giovannitti scrisse in carcere a Salem, in un inglese finemente filtrato, un libro di poesie; e numerose altre lasciò in lingua italiana, soffuse di accorata nostalgia per la casa e la terra natale; curò traduzioni della lingua francese; fu autore di drammi e bozzetti sociali.
L'uomo che credé 'nell'amore del prossimo, nella bontà, nell'arte, nella libertà e nella giustizia, sua ancella, in Dio e in chiunque Egli sia', morì a New York nel 1959.
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