Essa è antica come la Pasqua: è la festa simbolica della pace.
Sul sagrato, dopo la messa, tra parenti e amici ci si scambiano ramoscelli di ulivo benedetti.
Saranno conservati tutto l'anno e distribuiti in case, nella masseria. Alcune foglie verranno sparse nei campi e infilate tra le pietre delle sorgenti.
I ramoscelli dell'anno precedente vengono bruciati. La cenere, raccolta e inserita negli ABBATIELL'. Una sorta di SCAPOLARI preparati per scongiurare il malocchio e le fatture.
A Ripabottoni questa domenica era anche giornata di presagi:
- E' bella?
- L'annata sarà buona.
- Piovosa?
- L'estate sarà arida e asciutta.
- Il fidanzato offre il ramo d'ulivo alla findanzata con la mano manca?
- Peccato! Neanche quest'anno si sposeranno.
Il corpo di San Crescenzo
Una miriade di altre reliquie minori.
Dopo la processione di Gesù Morto Zè 'ndoni(je) a var'vièr' fèchév': U cu(e)nzò:l' p' Gias'krisht' (N.B. Del Consolo è stato registrato il VERBUMCARO cantato da Mariuccia a Sp'rtéll' nel 1963. Aveva 75 anni)
[Celebrava il "Consolo" per Gesù Cristo (Il consolo non è altro che la cerimonia con cui parenti e amici consolano i familiari del defunto, porgono le loro condoglianze, si stringono intorno alla famiglia provvedendo alle prime necessità: è in questa occasione che la famiglia più amica, di solito i compari provvedono a fornire u kuosh'n' - il pranzo e/o la cena che viene portata nella classica cesta di vimini a due manici che comprende: il brodo di pollo, per recuperare le forze, formaggio fresco - oggi mozzarelle -, carne, frutta.)]
Presenti:
Giuseppe d'Arimatea
Nicodemo
S.Giovanni Evangelista
Maria, Madre di Gesù
Maria Maddalena, la donna amata e amante
Maria di Cheofa
L'anima in pena.
Addossato alla parete di fondo: l'altarino. Sull'altarino gli strumenti della passione: la scala, la croce, i chiodi, il martello, la canna con la spugna, la corona di spine, la veronica… sotto il tavolo un gallo rosso. Ai due lati dell'altare due ceri accesi.
Per l'occasione le pareti della cucina erano state spogliate dei quadri e dei calendari. Dalla Specchiera erano state asportate le fotografie. Dalle preghiere da recitare era escluso il Gloria.
P' Gias'krisht' mort' a rècuièmètern' ch' vò - diceva Mariuccia a Sp'rtéll' che nel gruppo dei testimoni della Passione impersonava "l'anima in pena".
---------- Come mi è stato raccontato da Nunziata Cristofaro, una degli ultimi archivi viventi del paese------
Altro simbolo della Pasqua: l'uovo. L'uso delle uova sulla mensa di Pasqua è augurio di fecondità: figli per le coppie giovani, raccolto abbondante per l'attività aziendali.
Nel giorno di Pasqua la porta di tutte le case veniva lasciata aperta e il capo famiglia accoglieva chiunque chiedesse di entrare, offrendo mezzo uovo sodo.
- Trash! Trash!
E questo era l'ospite "gradito" del pranzo pasquale.
A Ripabottoni:
- i cav'ciun' (enorme raviolo fatto con ricotta impastata con uova e miele e poi fritti in abbondante olio di oliva oppure con pasta di ceci, uova, miele)
- i Hièdun' di formaggio fresco Sm'll'k'jèt' (grattugiato) e impastato con uova, scorzette di limone, poi cotti nel forno a legna.
- A pign' per i ragazzotti; A zit' per le ragazze. Erano delle ciambelle. La prima a forma di gallo stilizzato, decorato alle estremità, con uova dal guscio dipinto; la seconda a forma di p'pètt' (bambola) anch'essa decorata con uova con il guscio. (Le uova di Aprile sono le migliori in assoluto).
- I ripesi, nel pranzo pasquale, apprezzavano molto i teneri piccioni, da poco nati. Con essi preparavano il brodetto con il quale era prassi "aprire" il pranzo della Pasqua. Sulla tavola del pranzo pasquale facevano capolino le prime gustose verdure e le erbe spontanee aromatiche. Ottime! Specie se condite con olio di frantoio, sale e aceto di vino.
Testo: Giuseppantonio Cristofaro
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