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Leggendo la lunga lista di Nomi e Cognomi balzano agli occhi dei bellissimi nomi femminili usati nel 1744 e caduti nel dimenticatoio o non più di moda: Angelica, Apollonia, Aurelia, Bibiana, Cecilia, Cipriana, Cornelia, Disiata e Desiata, Fiorenza, Giuditta, Hyppolita, Orsola, Porzia, Prudenzia, Spera, Venanzia, Veneranda, Viola, Zenobia. Caratteristiche le due "Rocca" che unite ai 4 "Rocco" tra i maschi portavano a 6 il numero dei nomi ispirati al Santo Patrono "San Rocco". Tra i nomi maschili merita una menzione il nome di "Leonardo" che nel 1744 contava una sola unità. In realtà i Leonardo erano molti di più in quanto il nome era scritto come "Lonardo", 8 persone, oppure Lionardo per altre 25 persone. Non mancavano i nomi non più in uso oggi: Ambroggio, Anastasio, Baldassarre, Belisario o Bellisario, Berardino, Biagio, Bromualdo, Giosafatto, Mercurio, Policarpo, Scipione, Venanzio. In appresso i nomi utilizzati nel 1744 divisi tra donne e uomini:
Facendo eccezione per gli ecclesiastici, solo in quattro casi era segnalata la professione e per pochi lo stato sociale. Non è stato ritrovato alcun titolo nobiliare. Per alcune figure il nome era preceduto dal termine Sig.e (Signore) o Sig.a (Signora). Il Signore evidenziava, sicuramente, uno stato di agiatezza. La professione è stata indicata solo per il Notaro Galante Mastrosanti (Famiglia n.58) e per tre serve: Carmina (Senza cognome) di soli 7 anni serva nella famiglia del Notaro Mastrosanti, Barbara Lombarda di 47 anni serva nella Famiglia n.109 della Signora Teresa Fantetti, Vedova di 80 anni, che viveva con un'altra vedova, Signora Teresa Covatta di anni 50, e le due figlie di quest'ultima, Signora Catarina Mancina di anni 28 e Signora Francesca Mancina di anni 20. Infine Antonia, senza cognome, serva di 20 anni in casa del Signore Nicola Mattia Doni o Dani di anni 43 (Famiglia 126) e della Signora Catarina Iariccio di anni 67. In quattro famiglie si rinviene il cognome "Gamba": famiglia n. 32, 33, 53 e 156. Escludendo la Famiglia 53 in cui una sola Orsola Gamba era convivente o sposata al "Signore" Vito Ciarla (Il Signore evidenziava, sicuramente, uno stato di agiatezza), nelle altre due famiglie n. 32 e 156 si scoprono 2 "Paolo", per l'esattezza due "Paulo". Che fossero cugini è molto probabile vista anche l'età 43 e 33 anni. Il grande pittore "Paulo" era stato censito nella famiglia 156 insieme al padre "Sig. Giovanni Battista" di 82 anni, la Moglie Domenica Ciarla, ventinovenne, ed ai figli Giambattista, Catarina e Francesca Antonia, rispettivamente di 11, 3 e 1 anno. Anche il nostro "Paulo" era indicato come Signore. In quell'anno aveva già affrescato, sicuramente, la chiesa di Santa Maria della Concezione e parte della chiesa Madre di Santa Maria Assunta che, giova ricordarlo, fu completata proprio nel 1744. I dati sull'andamento della popolazione prima e dopo il 1744 sono incompleti e, al momento, sono desumibili solo dagli scritti di Mons. Tria nelle "Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino" (Edizione originale 1744 - Ristampa Edizione Cosmo Iannone Editore 1988) e Giambattista Masciotta nel "Molise dalle origini ai giorni nostri" (1910 circa) (Volume IV - Ristampa Tipografia Lampo 1985). Mettendo insieme le due opere si ricava la tabella che segue che, sino al 1669, indica i soli "Fuochi" cioè le famiglie su cui incombevano le tasse. Per la trasformazione tra fuochi e numero di abitanti si è conservato il coefficiente 6 che è quello ricavato dallo stato delle anime del 1744. Tale coefficiente è completamente arbitrario in quanto gli autori antichi utilizzavano coefficienti da 3 a cinque per trasformare il numero dei fuochi in abitanti. E' da segnalare quanto scrive Mons. Tria per l'anno 1626: cita un Ripa Vecchio con 103 fuochi e un Ripa nuovo con 166 fuochi per un totale di 269 fuochi (All'incirca 1500 abitanti). Il Masciotta riporta per il 1648 n. 167 fuochi con un vistoso calo di 102 fuochi più o meno pari a quelli di Ripa Vecchio. Cosa certa che Mons. Tria nel menzionare i fuochi del 1669 (154) aggiunge, "Dopo la gran strage del contaggio del 1656". Se prendessimo per buoni i soli dati del Masciotta riferiti al 1648 (167 fuochi) e i dati del Tria del 1669 (154 fuochi) sembrerebbe che la peste, che ha imperversato nel meridione d'Italia negli anni dal 1656 al 1658, non abbia colpito Ripabottoni in modo serio. Tale analisi è però in contrasto con i dati forniti dal Masciotta per Casacalenda, Morrone del Sannio o con quello scritto da Mons.Tria in merito alla Città di Larino dove la popolazione passò da 10.000 abitanti a, più o meno, trecento anime ovvero se si dovessero prendere per buoni i 269 fuochi segnalati da Mons. Tria per il 1626. Comunque è utile riportare qui di seguito i numeri forniti dai due illustri storici senza ulteriori commenti:
In appresso due link: il primo quale collegamento al database dello stato delle anime del 1744 tradotto in un italiano più leggibile. Il secondo allo stato delle anime originale su cui ognuno potrà esercitare la sua arte di traduzione e di analisi dei dati. E' ovvio che, esaminando e studiando i dati del documento originale rispetto al database tradotto, saranno trovati errori e imprecisioni. Ogni correzione sarà sempre gradita. Le difficoltà e le irregolarità della scrittura , il grande numero di abbreviature , e la poca consuetudine con una lingua stra niera, hani potuto ed han dovuto farmi com mettere molti errori nella interpetrazione e nella ricopiatura di quelle carte. (Da NAPOLI nell'anno 1656 di Salv.De RENZI - Edizione Tipografia di Domenico Pascale 1867 - Riproduzione di Google Libri) Il Data Base dello Stato delle Anime del 1744 Il documento orginale |
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