R i p A m i c i
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Largo caduti di tutte le guerre(Due secoli di storia e… anche un po' di più)Capitolo PrimoTra il 1744 e il 1830
La prima descrizione dell'abitato di Ripabottoni è riportata da Mons. Tria nelle "Memorie storiche, civili ed ecclesiastiche della città e diocesi di Larino" 1744 (Ed. Cosmo Iannone Editore - Anno 1989 pag.641). "La Terra, ancorché posta in Collinetta, è quasi tutta piana" "Il moderno è tutto aperto con strade lunghissime e ben tirate"
Dalla descrizione delle chiese presenti nell'abitato possiamo arguire che S.Maria della Concezione era posta "Alla fine dell'abitato dalla parte di dentro di essa Terra" (Quindi era tra gli ultimi edifici dell'abitato di allora). Il Tria non fa menzione di case dirute ma, anzi, afferma: "Le sue fabbriche generalmente forti, sono più tosto buone, e di non spreggievole struttura". Il territorio viene descritto come "Tutto coltivato… riguardando la terra la parte orientale con un poco di australe, sono tutte vigne, e olivi, posti tra varie, e piacevolissime colline, vallette, e falsi piani; l'altra parte Nord dopo le vigne, e di ponente sono tutti campi seminatori, nel fine dei quali vi è una montagna boscosa, assai aspra; la parte di maestro, e boreale contiene campi più deliziosi, e piani, in mezzo 'a quali si trova la vigna baronale, e questi terminano col territorio di Morrone, ma verso greco, e levante, innalzandosi pianpiano formano una montagna , la quale per altro è tutta agevole, e coltivata… Vi è copia di buoni frutti, buonissimi vini, pascoli ottimi per bestiami, cacciagione di ogni specie, olive e copia grande di Celzi per coltivare i baghi, per cui si fa anche industria di seta… Il territorio di Zeppa (Torrezeppa-Montecastello) è più vasto di quello della Ripa, e per metà è seminatoriale, per l'altra parte boscoso…". Il terremoto di S.Anna (26 Luglio 1805) ha prodotto danni, anche gravi, a Ripabottoni. Il terremoto rase praticamente al suolo la Provincia di Isernia e causò morti e feriti sino a Campobasso. Sappiamo per certo che la vecchia chiesa madre (S.Maria Maggiore ad Nives - Lepore: "Note per una storia della comunità di Ripabottoni" pag. 74) crollò a causa del sisma. La chiesa posta sul fosso degli inforzi (Attuale giardino di Daniela de Julio e Paolo Turco) ai tempi del Tria "Fu ritrovata assai angusta, e totalmente incapace per il comodo dei popoli". Il crollo della chiesa è certificato in un verbale (Richiamato dall'eccellente Prof.Giovanni Lepore nella sua opera "Note per una storia della comunità di Ripabottoni" a pag. 77) redatto dal Giudice di Pace Saverio De Luca il 13 Marzo 1815 alla presenza dell'allora Sindaco Amedeo Colucci e del Primo Eletto Giovanni Iaricci. (Archivio di Stato di Campobasso - Atti Intendenza del Molise- Busta 757) La parte in cui si parla della caduta della chiesa a causa del terremoto del 1805 Non sappiamo, per il momento, quanti e quali altri fabbricati abbiano subito danni dal terremoto del 1805. Non sappiamo se fu il terremoto ad attivare o riattivare due frane che interessarono il paese e anche Largo caduti di tutte le guerre agli inizi del 1800. Da una relazione dell'ing. Domenicantonio Diodati all'Intendente di Molise, datata 16 Settembre 1816 (Archivio di Stato di Campobasso - Intendenza del Molise - Busta 757), si apprende che Ripabottoni è stata interessata, sin dal 1813, da due grosse frane che oltre ad impedire l'accesso al paese rovinarono un gran numero di abitazioni. Tanto è vero che l'ing.Diodati usa queste parole riferite ai cittadini di Ripabottoni: "…Quei cittadini che per la loro miseria abitano nelle proprie case crollanti in parte ed in parte cadute…" L'Ing. Diodati continua così: "L'abitato di Ripabottoni è situato nelle falde di un'alta montagna priva totalmente di alberi e di massi pietrosi, e su di un terreno tufaceo misto di creta, il quale sciogliendosi, e distaccandosi nei tempi d'inverno, e di primavera coll'assorbimento delle continue piogge si dirige verso il basso. Ecco perché il Comune stesso è circondato dalle anzidette valanche. I boschi che prima esistevano, e le piantaggioni di alberi sparsi foltemente per le campagne ne impedivano allora la discesa. Oggi che le campagne di Ripabottoni ne sono prive perfettamente, non può esservi poter bastante a riparare tale sconcio del tutto, ed in un momento". "La prima delle lame è quella che scendendo dal luogo detto il pozzillo ha rovesciato molte case ed un ponte a fabbrica, e ne ha lesionate delle altre: una tale lama ha reso intrafficabile la via che conduce alla parte alta del tenimento, ed al Comune di Morrone, e quello che è peggio che non vi è altro sito onde deviare la suddetta strada, o aprirne un'altra". "La seconda lama più ruinosa della prima si è mossa dentro il Paese nella strada che reca anche a Morcone (Sicuramente: " Morrone" n.d.a.) ed altri Comuni. La stessa ha origine da due cause:
La fognatura avrebbe poi dovuto attraversare "…Con un condotto a fabbrica dentro la casa diruta de' Fratelli de Iulio: indi tirarlo in mezzo alla strada da intrometterlo nelle case alla parte opposta, e farlo sboccare dentro la lama ove sarà costrutta una fogna il cui scolo sarà poi portato fino al torrente". Negli scandagli che accompagnano la relazione (Oggi diremmo nei computi metrici del progetto n.d.a.) viene precisato che la seconda frana parte da dietro la casa di Michelangelo Cappucciello e di Pietro Ramaglia. Lo scavo avrebbe dovuto iniziare dietro la casa dei "Fratelli de Iulio", attraversare la casa diruta dei suddetti fratelli, attraversare la strada e quindi la casa di Pietro Ramaglia. Non sembra che in questa indicazione si possa individuare la casa del sommo clinico Pietro Ramaglia che nacque nel 1802. All'epoca della relazione era solo un adolescente. Non abbiamo documenti sul perché il territorio di Ripabottoni passò da ben coltivato (Ai tempi di Mons. Tria - 1744), con boschi e frutteti, a completamente brullo (Relazione del 1816 dell'Ing. Diodati) . Possiamo solo ricordare che tra le tante cause potrebbero aver influito i freddissimi inverni di fine 1700 e inizio 1800 (Nel 1744 mezzo metro di neve a Palermo, nel 1755 gelò la laguna veneta, nel 1788 quaranta centimetri di neve al porto di Napoli tra il 28 e 30 Dicembre). E' certificato che, tra il 1763 e il 1764, vi fu una gravissima carestia che colpì Ripabottoni. Il 7 giugno 1764 nell'atto di morte di Antonio di Liello, morto a circa 12 anni, "…oppresso di patimenti…venne sepolto nella chiesa della SS.Concezione, per essere empite tutte le fosse della Matrice Chiesa, per essere un anno di mortalità, cagionata da fame e non mai intesa da più vecchi del paese e forse da tutto il regno di Napoli" - (Da un dattiloscritto di Don Michele Valentini Parroco di Ripabottoni: "Relazione sull'archivio parrocchiale della Chiesa Madre di Ripabottoni"). Un'antica mappa, redatta il 30 Settembre del 1821 dal Perito Agrimensore Gennaro De Renzis e da Dionisio Patota (Perito) (Archivio di Stato di Campobasso: "Processi Politici". Busta 48 fascicolo 2b) è indicato, in quelle che poi diverranno "Le Spallate", la casa "Caduta" di Don Domenico Barbieri. La stessa mappa indica, alla distanza di 340 palmi napoletani, dall'angolo del campanile, una croce viaria che somiglia molto all'attuale croce viaria sita in Largo Cairoli. Trecentoquaranta palmi sono circa 90 metri. Novanta metri ci portano esattamente all'incrocio tra Via Torrente Tocca, C.so Vittorio Emanuele III e Largo caduti di tutte le guerre, proprio davanti al negozio di Immucci Guglielmo. La cosa appare un poco strana in quanto, ai tempi di Mons. Tria, già esisteva il piano della croce "Dentro l'abitato moderno, poco lontano dallo Spedale sotto il nuovo cimiterio" . L'Architetto Franco Valente, nel suo articolo sulle croci stazionarie del Molise (08 Dicembre 2008 dal sito http://www.francovalente.it afferma, in tal proposito: "Il carattere del basamento ottagonale che sorregge la colonna circolare fa ritenere che questa croce così come la vediamo sia frutto di una ricomposizione. Si può sostenere con sufficiente sicurezza che in origine fosse posta in altro luogo di Ripabottoni e sarei propenso a ritenere che il suo spostamento sia avvenuto nel XIX secolo in coincidenza di lavori di sistemazione delle aree antistanti la chiesa dell'Assunta. Probabilmente in origine era costituita solo dalla parte circolare della colonna. La parte più antica costituita in basso da un toro poggiante su un dado quadrato e in alto da un capitello vagamente corinzio. La croce dai bracci polilobati presenta su una faccia l'immagine di Cristo crocifisso con ai lati le consuete figure di S. Giovanni a sinistra e la Madonna a destra. In alto sembra di riconoscere la testa di un cherubino con le ali incrociate". Una conferma indiretta della croce in quella posizione viene dall'ordine delle strade nel primo catasto urbano di Ripabottoni (Archivio storico comunale - Anno 1818): Via Neviera, Piano San Nicola, Via S.Maria, Croce, Via Liscia ecc. (N.d.a.: La croce, così come la vediamo adesso, è frutto del lavoro del Gen. Pasquale Cappuccilli ed altri volontari che negli anni settanta provvidero al restauro della croce (Archivio di Deposito del Comune di Ripabottoni. Atti riguardanti la Piazza Marconi. 1982) La stessa mappa, del 1821, ci indica che, salendo per il C.so Vittorio Emanuele III, provenendo da Piazza Marconi, alla sinistra vi era una cortina di fabbricati interrotta da una stradina distante 270 palmi dall'angolo del campanile (Circa 71 metri). Dopo di che iniziava il fabbricato caduto di Don Domenico Barbieri. Nella mappa non ci sono indicazioni in merito ad altre case se non quelle interessate, in qualche modo, all'omicidio di Tito Barbieri (Padre) avvenuto il 25 Agosto 1821. |