L'Aria, i Colori, la Frescura, la Quiete
della collina molisana
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Padre

ALESSANDRO CRISTOFARO

(Ripabottoni 28 Luglio 1921 - Campobasso 15 Novembre 2002)

Pietro Ramaglia insigne clinico

tratto da'
ARCHIVIO STORICO MOLISANO Anno IV/V - Dicembre 80/81.
Edito a cura dell'Associazione di Storia Patria del Molise

(Pagine da 176 a 180)


E lo stesso Capozzi, discepolo ed assistente del Ramaglia, che del metodo diagnostico del suo maestro fu diligente espositore (42), parlando dei suoi scritti, ne fa un elenco degli editi e degli inediti e ne dà un giudizio globale: «Poche opere pose a stampa il Ramaglia: una monografia sull'angina di petto, una sugli aneurismi dell'aorte, parecchie storie cliniche egregiamente illustrate, un manuale di anatomia topografica, una nuova teoria della gangrena secca. La quale ultima preludeva all'attuale dottrina della trombosi. E forse al Ramaglia spetterebbe una pagina gloriosa nella moderna patologia, se avesse magnificato la sua scoperta o le avesse dato un nome rotondo e sonoro.
Ma se poche opere sono venute alla luce, molte altre ed importanti rimangono inedite. E recentissimo è un lavoro che l'illustre estinto ha tenuto fra le mani fino a poche settimane addietro, voglio dire un'elaborata scrittura sulla meningite tubercolare e sulla migliore terapia per prevenirla. Quelle pagine costituiscono il testamento scientifico del valoroso clinico napoletano.
In tutte queste opere pubblicate ed inedite, trovi logica stringente, profondità di dottrina, originalità di pensiero, chiarezza di dettato» (43).
Gli argomenti trattati dal Ramaglia riflettono i «vastissimi campi» in cui trovava riposo la sua filantropia e ricercava il suo acume intellettuale. Perciò dopo il trattato di anatomia topografica, pubblicò una memoria sulla gangrena secca ed un'altra sull'angina di petto.
Il trattato di anatomia topografica,«lavoro ordinato, preciso, e, pei tempi in cui fu scritto, profondo» (Limoncelli), una «enciclopedia per conoscere l'organismo umano, documento di gloria per la nostra scuola» (Bucci) e «opera più cara al suo autore», «la figlia prediletta del suo ingegno intorno alla quale non ha mai cessato di spendere solerti cure, e già poteva dirsi pronta una più accurata e ingegnosa partizione del corpo umano, la quale doveva figurare in una nuova edizione» (Capozzi, Poche parole..., p. 5), venne alla luce nel 1840 (44).

(42) Capozzi Domenico, Metodo diagnostico del prof. cav. Pietro Ramaglia, Napoli 1857.
(43) Capozzi Domenico, Poche parole..., p. 6.
(44) Manuale di notomia topografica, scritto da Pietro Ramaglia dottore in medicina. Napoli. Dalla Tipografia di Niccola Vanspandoch e C. 1840. Pagine 444.

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L'autore dedica l'«umile opericciuola» alla «gioventù medica napolitana», che si applica allo studio di anatomia topografica, con lo scopo di renderlo «più facile e più comodo».
La notomia topografica è un modo particolare di studiare la notomia descrittiva, «sempre però, e fissamente con lo scopo delle applicazioni a tutte le cose di medicina, - scrive il Ramaglia nella prefazione - cui può essere di vantaggio: ed in essa perciò si porta attenzione a mille oggetti che la notomia descrittiva trasanda, e si trascurano cose moltissime che la descrittiva si affatica a discorrere. Senza entrar dunque a dire, poiché altri bene lo dissero, se vi è notomia topografica, e se dalla descrittiva si distingue, basta di aver fatto conoscere a che si riduce lo spirito di quella in paragone di questa».
Anche se la «prefazione» non ha lo scopo di illustrare il significato della notomia topografica, dove e come nacque e come fu perferzionata, il Ramaglia - sempre amante dell'ltalia e degli Italiani - non può fare a meno di ricordare che tale scienza nasceva «in seno ad Italia nelle opere di quel potente genio di Antonio Scarpa», ma «italiana cosa delle italiane cose dovea subire il destino» l'accoglieva lo straniero, ne vedeva la grande importanza e ne coltivava lo sviluppo «e noi ne abbiamo fatto il meritato plauso, perciocché se la nostra ignavia ci ha tolto di poter fecondare ciò ch'era nostro, non siamo né balordi per non conoscere il merito oltrui, né vili per deturparlo».
Passando a parlare direttamente della sua opera, avverte che la «tavola», che essa porta di una nuova divisione del corpo umano, non è prurito di novità, ma necessità per descrivere bene gli oggetti. I nomi adottati sono stati ricavati sempre da organi interessati, o da nervi e vasi degni di attenzione. A chi potrebbe criticare il numero, perché abbondante, di «piccoli spazi chiamati regione», il Ramaglia si giustifica, adducendo la ragione che questi «piccoli spazi» hanno un «interessantissimo oggetto» e, a volte, lo richiedeva la chiarezza e la precisione delle regioni vicine. E l'autore alla «tavola» vi annette tanta importanza per la comprensione dell'opera, che prega i lettori «a non cimentarsi a leggere la descrizione delle regioni senza averla prima imparata: e perché si ritenesse con senno a memoria, oltre ad avere nella medesima designati i limiti con linee, ne abbiamo indicato con esattezza i punti dove debbono esse cominciare, e dove debbono finire per linitarle».




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Senza toccare l'anatomia generale, la descrittiva e la genetica, nella descrizione di ciascuna «regione» dell'anatomia topografica del Ramaglia si esaminano gli «strati» e poi si passa ai nervi, alle arterie, alle vene ed ai vasi linfatici.
Quando dalla descrizione degli strati di ciascuna regione - quali la parte topografica dell'addome e qualche porzione del torace - nasceva una insuperabile confusione, perché in una stessa regione si vedevano strati diversi secondo diverse sue porzioni, il Ramaglia ha cercato di ottenere chiarezza, dividendo «l'addome e qualche porzione del torace, in ragione che avevano strati comuni; e ci sembra aver dato nel segno».
Nella descrizione degli strati, se ne indica, se sono fatti da tessuti a fibre, la direzione e la robustezza; se da membrane, se ne dice la doppiezza e la resistenza; se da tessuto cellulare, si accenna alla quantità, alla qualità e alla consistenza; se da ossa, si rammenta la doppiezza, la durezza, la friabilità; e «tutto questo con parole che come epiteti vanno dopo avere accennato allo strato». Nella descrizione degli elementi nervosi e vascolari, di essi si notano sempre sinteticamente l'origine, la grandezza, la profondità, la direzione, l'estensione di superficie, cioè il luogo della regione che essi occupano.
Il Ramaglia, quando discorre di estensione di superficie, di durezza delle parti, di distanza dalla linea mediana, di distanza reciproca, ecc., intende sempre compiuto lo sviluppo dell'organismo; e quando tratta dell'origine delle vene, non tocca la loro fisiologia, ma intende dir sempre la provenienza dai tronchi ai rami ed ai ramicelli, ed il cammino dal centro alla periferia, come si fa per le arterie; e «tutto ciò in grazia della chiarezza nella descrizione di esse».
Alla descrizione di ciascuna regione, non seguono le sue applicazioni, «per non uscire dai limiti di notomia topografica; ma solo per muovere l'attenzione, ed eccitar l'animo alle utili cose emanate dallo studio delle regioni; ne abbiamo indicato i capi principali, ed in fisiologia, ed in medicina, ed in chirurgia, ed in medicina e chirurgia legale, guardando strati, nervi e vasi» (cf. pp. VII-XVI). Per una visuale generale dell'opera, riportiamo l'indice, ricordando che la divisione delle regioni del corpo umano, rispetto alle altre, si differenzia soltanto dal capo sino alla fine del tronco; ma, riguardo agli arti, è comune con quella di tutti gli altri anatomici, topografici e descrittivi:




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Indice


  • Divisione delle regioni del corpo umano
  • del capo
  • del collo
  • del tronco
  • degli arti .................... pp. 22-28


Notomia topografica
  • Del capo (29-ll4)
  • Del collo (l l5-168)
  • Del tronco (torace) (169-248)
  • Del tronco (addomine) (249-375)
  • Degli arti superiori (376-406)
  • Degli arti inferiori (407-441)

E per il particolare, scegliamo la «Regione lobulo-cerebellosa- laterale» (pp. 43-47) e gli arti inferiori (pp. 407-439), trascrivendone soltanto l'applicazione. Regione lobulo-cerebelloso-laterole [...] - Applicazione. «ll fisiologo, massime se frenologico, fissa i suoi pensieri a questa regione tenendo in mira il cervelletto; il medico la guarda, non per l'infuenza di quest'organo sopra le funzioni disordinate della macchina e specialmente delle parti genitali, ma anche la ritiene importante nei casi in cui ha bisogno di emettere sangue dall'organo dell'udito o dal di dentro del capo per l'arteria stilo mastoidea, per la vena emissoria, ed in ultimo per li stessi ramicelli della intervertebrale.
Il chirurgo ne fa studio specialmente per l'emissario del Santorino, e per l'arteria occipitale, non trascurondo di considerarla anche per i muscoli e per i nervi, o che una ferita medicar debba, o che ad una operazione si accinga; ed il medico-chirurgo-legale, oltre di dirigere la sua attenzione a questa ragione per le lesioni del cervelletto, non trascura l'elemento nervoso e vascolare.
Più volte ci sianto provati a descrivere tutte tre insieme le regioni interlobulari anteriore, media, e posteriore; ma perché la chiarezza ne pativa, abbiamo dovuto cambiare pensiero; che anzi abbiam dovuto dippiù mettere in non cale qualche vana precisione, e lasciar dimenticato qualche oggetto per lo notomia topografica di niuna importanza. Per la qual cosa passeremo brevissimamente a rassegnar



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una per una le tre indicate regioni cominciando dalla prima» (p.47s).
Per gli arti: [...]«Se la notomia topografica minuta può essere trascurata dal fisiologo in altre regioni del corpo umano, e può egli contentarsi delle idee somministrategli dalla descrittiva, vago sarebbe e non mai preciso nelle sue conoscenza se, per le stazioni diverse e massime per i movimenti degli arti, mettesse in non cale la vera topografia delle parti, e specialmente la vera figura a disposizione delle articolazioni, il modo di essere e di corrispondersi delle superficie articolari dei ligamenti e muscoli che vi hanno rapporto.
Il medico per le sue applicazioni cliniche ha a profittare della notomia topografica degli arti ora per i vasi arteriosi, volendone esplorare il movimento, ora per le capsole sinoviali in circostanza di loro idropisia, talvolta per le borse mucose che possono tramutarsi in cistici, e spesso infine per i nervi, tanto per le diagnosi delle nevralgie, quanto per le applicazioni dei farmachi, intorno ai più superficiali, come se n'ha un esempio nella ischiade nervosa.
Il chirurgo poi nell'esercizio dell'arte sua deve avere massimo impegno di professare la topografia degli arti. Riguardo agli strati deve avere cura di conoscere la precisa disposizione e la diversa robustezza delle aponeurosi in casi di infiltrazione purulenta sotto di esse, e la direzione, la robustezza e gli attachi dei muscoli e dei tendini in occorenza di operazioni diverse e di ferite. Procedendo alle articolazioni gli necessitano oltremodo tutte le minuziose conoscenze dei capi e delle superficie articolari, come della loro lunghezza, altezza, figura, profondità, direzione, nonché degli attacchi e della direzione e robustezza dei ligamenti, tendine, muscoli che vi hanno rapporto; ed infine quanto può spettare alla esatta idea delle capsole sinoviali e dell'interlinee articolari, tanto per le dottrine e le manovre delle lussazioni, quanto per le manovre delle disarticolazioni, e per gli efficaci mezzi dell'ortopedia. Avanzando il pensiero ai vasi, se può contentarsi della descrittiva per le vene, la conoscenza topografica delle arterie gli è di importanza estrema, perché le evitasse in occasione di tagli parziali e sapesse dirigervi pronta e spedita l'abile sua mano per comprimerlo o ligarle quando una ferita, o un un'ulcera minaccia per emoraggia la vita, e quando un aneurisma non ammette altra risorsa che la ligatura. Quindi è in obbligo con la matematica precisione conoscerne la grandezza, la direzione, l'estensione di superficie, la profondità ed i rapporti. E' vero che i nervi topograficamente studiati non gli sono di soccorso come le arterie, ma pure mille




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