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della collina molisana
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Padre

ALESSANDRO CRISTOFARO

(Ripabottoni 28 Luglio 1921 - Campobasso 15 Novembre 2002)

Pietro Ramaglia insigne clinico

tratto da'
ARCHIVIO STORICO MOLISANO Anno IV/V - Dicembre 80/81.
Edito a cura dell'Associazione di Storia Patria del Molise

(Pagine da 181 a 185)


volte in casi d'operazione e di ferite deve fare sommo capitale di essi per dimostrare il suo valore.
Il medico chirurgo legale infine abbisogna conoscere minutamente tra gli strati le aponeurosi, i muscoli, i tendini, le ossa quando per il pericolo di vita per accidente nei casi di lieve offesa, e quando per quello di storpio, e di vita assolutamente imminente in corcostanze di grave lesione. Ha l'obbligo, inoltre, conoscere con esattezza le articolazioni per il pericolo di vita per accidente, e per quello di storpio ed anche imminente di vita assolutamente se la lesione è importante. Quale interesse non deve prendere poi della grandezza, profondità, estensione di superficie delle arterie perché nelle grandi annunziasse l'imminente e forse assoluto pericolo di vita, in quelle di minor calibro il pericolo per natura, nelle piccole quello per accidente e nelle piccolissime la mancanza di qualsiasi pericolo? L'esatta conoscenza topografica dei nervi deve servirgli da ultimo per pericolo di vita per accidente, e per quello di storpio imminente, assoluto, o per accidente secondo la grandezza dei rami nervosi, il genere degli instrumenti feritori e del grado della lesione» (pp.439-441).

L'originale memoria della meningite basilare, cui l'autore dette il titolo tre giorni prima della sua morte, «qual testamento scientifico del grande uomo» (Limoncelli) è opera postuma, pubblicata da Marianna Tambelli, moglie del Ramaglia, obbediente ai voleri del consorte, che prima di morire le lasciò l'obbligo di darla alla stampa per «il bene della scienza e della umanità sofferente» (cf.p.V.dell'opera) (45).
Intorno alla meningite basilare granulosa il Ramaglia si dedicò per circa quarant'anni, «con sodi e seri studi», seguendo il suo metodo a cui si era sempre inspirato e nel quale era stato allevato sin dalla sua giovinezza: «verum et factum sunt idem».
Ammaestrato da questo principio vichiano e convinto che «i fatti sono il vero e saldo fondamento di ogni dottrina e di ogni scienza - afferma il Ramaglia nella prefazione - e che quando maggiore è il loro numero, tanto son queste più stabili e meno soggette a vicessitudini, noi di questi preziosi insegnamenti ne abbiamo fatto in tutta la nostra vita medica la più piena e la più sicura prova,

(45) Il titolo della memoria (pp98) è: Meningite basilare granulosa. Pel Professore Pietro Ramaglia (Memoria inedita). Napoli, Stabilimento tipografico di V.Morano nell'Opera de' fanciulli usciti dagli Asili, 1876

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riconoscendo quanto valore e quale portata hanno per raggiungere il vero fin là, ove è più oscoso».
Non sviando dall'«usato sentiero»,con tenace impegno raccoglie quanti più fatti può intorno all'argomento, dirigendo la sua attenzione in modo particolare alla prima età, perché è qui che «la si vede così di frequente e predominante questa malattia, che ben si può dire di essere quasi tutta sua propria ed esclusiva, anzi quasi affatto ad essa inerente, non altrimenti che la consumazione pulmunare alla giovenù, ed alla vecchiezza l'ateromasia arteriosa».




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La «grande suppellettile di fatti», che il lettore potrebbe giudicare soltanto «una grande ricchezza scientifica», il Ramaglia la spiega con dichiarare che, invece, è «una grande ricchezza di elementi, i quali sono destinati a preparare la ricchezza scientifica solo quando abbiamo tutte quelle particolarità e condizioni, onde ciascun elemento possa esser detto un fatto vero. Il che si conseguirà sottoponendo ciascuno alla più severa critica, vale a dire esaminando diligentissimamente e colla più accurata attenzione ciascun elemento, esaminando non una ma interatissime volte, esaminandolo per tutti i suoi lati, sotto tutti i suoi aspetti e sotto tutte le diverse condizioni tra le quali si può ritrovare. Con questa critica ogni elemento diventa un fatto vero, e tutti insieme rappresentano un complesso di fatti reali.
Con tutto questo un gran passo si è fatto verso la scienza, e quella ricchezza di elementi comincia a mostrare vuol essere una ricchezza scientifica, ma insino qui non vi ha che un grande apparecchio per avere scienza e ricchezza scientifica; ma è necessità che si faccia l'una e si faccia l'altra.
E già siamo al momento opportuno. A tanta opera però deve mettere mano la riflessione con tutta la severa austerità della sua indole, cioè avendo cura di rimanere sempre ferma presso di se, di camminare lento lento, di non lasciare lacune senza riempirle, di non far salti spesso consigliati dalle prevenzioni, preoccupazioni e passioni, e di misurare con molto accorgimento il cammino che fa. Così intervenendo la riflessione sopra la ricca suppellettile degli elementi, i qualsi sono già tutti fatti veri, ne conoscerà di ciascuno le assolute proprietà e ravviserà i loro lati di contatto, di relazione, donde trarrà modeste induzioni, esatte e ben formulate leggi, conclusioni legittime, concetti veri, ed ecco formata la scienza, la quale poiché fecondata da grande ricchezza di elementi, non può che essere ricchissima». Il lavoro sulla meningite basilare merita fede, proprio perché è stato condotto con questa severità di metodo; il Ramaglia spera di essere creduto e «se alcuna volta possiamo apparire baldanzosi, arditi, audaci, mettendoci di fronte a grandi progressisti e somme celebrità, e se altre volte potessimo comparire strani e forse anche bugiardi, tutto questo deve riferirsi al metodo che, laddove si crede vedere audacia, stranezza, menzogna, là non è che una schietta e pura narrazione di fatti».





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Il desiderio di annettere sempre più il numero dei fatti e di studiarli accuratamente ha ritardato la pubblicazione del lavoro. La decisione venne dietro la spinta di un programma dell'Accademia di Medicina di Parigi (1874), nel quale si prometteva un premio alla miglior memoria intorno alla meningite basilare granulosa, rispondendo ai vari quesiti proposti.
Ma il Ramaglia si decise a scrivere in questa occasione, non per entrare nel novero dei candidati al concorso, ma solamente per corrispondere «alle sollecite cure di quei valentuomini che, venendo il bisogno della scienza a riempire lacune circa la meningite basilare granulosa, han voluto destare gl'ingegni e metterli alla gara».
L'Accademia di Medicina di Parigi, tra i vari requisiti, domandava se esisteva un metodo preventivo per la cura della menengite e per arrestarne lo sviluppo. Il Ramaglia, basato su una «lunga fortunata esperienza», risponde «francamente si» e confessando che «solo alcuna rarissima volta potrebbe mancare del suo effetto». Nella sua lunga pratica, tra infinità di casi, solamente in sei l'ha veduta fallire.
Sa anche che la sua risposta positiva va incontro ad una aspra lotta, perché cozza con un «no assoluto» di «tutti» i medici; un «no francamente», pronunciato da due ultimi recentissimi scrittori di alta fama intorno alle malattie dei bambini: Vogel e West.
E qui il Ramaglia diventa polemico, difendendo la gloria dell'ltalia e il suo primato scientifico: «Usi noi per malaugurato destino a non dire, a non pensare e a non fare mai niente senza prima dimandarci cosa dicono, cosa pensano e cosa fanno gli Alemanni, gli Inglesi, gli Americani, i Francesi per finire poscia coll'accettare ciecamente e rispettosamente ogni loro dottrina, insegnamento, libro e metodo che in gran copia ci fanno piovere sopra; e forse anche talvolta da balordi prendiamo un abito quando là ove è nato è stato messo tra i cenci. E noi punto non risentendo il pungolo della vergogna, e non mica mossi ed agitati da interno calore d'amore e gloria di patria, ci consoliamo, ci applaudiamo e superbanmente ci crediamo grandi e degni della stima universale, sol perché ci proclamiamo seguitori e propugnatori di quanto ci viene di fuori, pretendendo così guadagnare il glorioso nome di progressisti. Ma dovremmo alcuna volta destarci dal greve e profondo sonno in cui siamo da sì lungo tempo immersi, risollevarci dalla vergognosa pigrizia che tanto ci domina e sempre più ci snerva, e ricordarci che i nostri maggiori varcarono un


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dì le Alpi e recarono alle gente di là, luce, dottine, scienze e civiltà, e che oggi di là medesimo ci si manda un amaro calice di disprezzo, e la nostra terra è giudicata e chiamata la terra dei morti. Noi conosciamo bene e siamo affatto convinti di non possedere altezza e lucidezza di un vero intelletto italiano; ma in ricambio ci sentiamo battere nel petto un cuore davvero italiano, il quale non mai ha lasciato posa alla fiacca nostra mente, e di continuo l'ha invece obbligata, molestata, spinta a tollerare improbe, lunghe e pericolose fatiche, dominati dal desiderio ardente di mostrare un po'di vita; ed è solo per questo che dopo aver studiato la menengile basilare granulosa con quell'austerità di metodo, che innanzi abbiamo tanto celebrato per raggiungere il vero, noi coraggiosamente arditi e non mica superbamente audaci, ci siamo ribellati a tante somme autorità straniere. Ed in così fatti casi, anche quando si fallisse nel disegno e si dovesse riconoscere essere stati illusi e tradoti in evidenti errori, rimarrà sempre dolce la soddisfazione di aver faticato con utile e decoroso scopo, sospinto da lodevole sentimento ad affrettare lunghi e difficili travagli. E questa soddisfazione è pure qualche cosa sotto la considerazione di avere voluto mostrare vita ed attività» (cf. pp. VII-XIII).
Nell'iniziare la sua memoria, il Ramaglia, nel capitolo sui «fenomeni della predisposizione alla meningite basilare granulos», dà per scontato -- ed ogni medico lo sa -- che per una cura preventiva di una malattia, si devono evitare le cause creatrici e conoscerne la predisposizione per adoperarsi a correggerla.
Per prevenire la menengite basilare granulosa, bisogna conoscere alcune condizioni organiche e funzionali dei fanciulli, cioè conoscere «alcuni caratteri che rivelano la loro più o meno facile inclinevolezza alla medesima» (cf. p. l).
I medici, generalmente, intorno a questo hanno fatto e fanno poca attenzione «e quasi sbadatamente vi passano su». Il Ramaglia, dopo una lunga pratica in materia, da potersi difficilmente smentire, arriva alla conclusione di tre gradi di predisposizione: remotissima, remota, prossima.
I caratteri specifici di ciascuna: per la remotissima, tenere in gran conto l'età, poiché per comune esperienza è noto che «l'alba della vita è foriera e nunzia del suo tramonto per mezzo della meningite basilare granulosa. Dai primi mesi fin verso gli otto, i dieci anni la è uso realizzarsi, e solo per rara eccezione in altra età; ma con



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